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La crisi (immaginaria) del lusso

Data pubblicazione: 03 luglio 2025

Autore:

TrueNumbers.it per Fineco Bank
Rappresentazione visiva dell'articolo: La crisi (immaginaria) del lusso
  1. Le vendite mondiali sono calate nel 2024 di appena 6 miliardi
  2. Ma le previsioni parlano di una crescita annua fino al 6%
  3. E le aziende italiane hanno performance migliori dei colossi francesi


IN EUROPA E USA IL 58% DEL MERCATO MONDIALE

Il settore ha una redditività superiore alla media ed è ancora più alta per chi produce beni personali


Le quote di mercato nei beni di lusso personali

Dati Bain 2024

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La crescita dei profitti tra 2019 e 2024

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EBIT medio

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Fonte: Bain e Mc Kinsey


C’è un settore che fa brillare la stella europea: il lusso. E, per essere più precisi, i beni di lusso personali come l’alta moda, gli orologi, i gioielli, i profumi fino alle borse. La quota di mercato mondiale è al 30% dell’Europa, seguita dal 28% degli Stati Uniti, dal 12% della Cina, dal 9% del Giappone e dal 14% dell’Asia.


La crescita del mercato europeo, anche grazie al turismo


Non solo dominiamo il mondo ma, soprattutto, il lusso cresce. Eccome se cresce. Secondo il centro di ricerche Bain il tasso di crescita composto annuale (Cagr) del mercato europeo nel 2024 è stato tra il 3 e il 4%, mentre nelle Americhe scendeva tra lo 0 e l’1% e in Cina si verificava un crollo tra il 20% e il 22%. Il calo cinese, da solo, ha provocato il calo delle vendite globali tra 2023 e 2024, passate da 369 a 363 miliardi e non è bastato a compensare l’ottimo incremento del Giappone, tra il 12 e il 13%.


La debolezza della domanda cinese arriva dopo un lungo periodo di forte crescita, +12% all’anno tra il 2010 e il 2024, contro il pur onorevole +4% europeo. C’entrano le difficoltà macroeconomiche, così come un cambiamento culturale interno, ma c’è anche altro. I cinesi dopo le lunghe chiusure dovute al Covid hanno ripreso a viaggiare per turismo e ad acquistare i beni di lusso dei brand globali all’estero, invece che all’interno del proprio Paese. Del resto parte del buon andamento del mercato europeo è stato dovuto proprio al forte incremento dei flussi turistici nel Vecchio Continente: nel 2024 gli acquisti in Europa da parte dei cinesi sono cresciuti di ben il 40%, quelli degli americani del 10% e ad essere favorite sono state Italia e Spagna, cioè quei Paesi nei quali il turismo è cresciuto di più.


Corrono ristoranti esclusivi, yacht e crociere di lusso


Tuttavia, non è facile definire il comparto del lusso: non è un settore merceologico definito, si tratta di segmenti di diversi settori che si distinguono per esclusività, altissima qualità, prezzo elevato. Se vogliamo dare una definizione estensiva dobbiamo, infatti, includere nel termine “lusso” anche le auto costose (che nel 2024 hanno visto aumentare le vendite fino a raggiungere i 579 miliardi di euro); l’hospitality, ovvero alberghi e spa esclusive, che valgono 242 miliardi, i vini e gli spiriti pregiati, per 99 miliardi, e altre nicchie, come i ristoranti di alto livello, 72 miliardi, l’arredamento di design, 51 miliardi, e ancora l’arte, i jet e gli yacht privati e le crociere di lusso, 70 miliardi che portano la cifra complessiva a 1.478 miliardi di euro nel 2024, il 16,1% in più rispetto al 2019.


Da notare che negli ultimi 5 anni sono decollate del 130-140% le vendite di crociere di lusso, mentre è aumentato del 35-36% il mercato dell’alta ristorazione e del 29-34% quello dei jet e degli yacht privati.


Dopo il leggero calo del 2024 si torna a crescere


Ma come sarà il futuro del lusso? Per Bain nel 2030 le vendite dei beni di lusso personali saliranno fino a toccare i 460-500 miliardi (dazi permettendo) anche grazie agli acquisti online, che alla fine di questo decennio assorbiranno il 30-33% della spesa contro il 20% del 2024. Quello previsto da Bain è un incremento medio annuo del 4-6%, certo superiore a quello delle economie occidentali. Mc Kinsey vede ritmi di crescita più ridotti, del 3-5% intorno al 2027, ma comunque tassi di aumento maggiori di quelli del 2024.


È una buona notizia perché il mercato del lusso non solo conta in Europa e in Italia più che altrove, ma soprattutto è uno dei settori con maggiore marginalità, cosa che consente gli investimenti e di essere resilienti nelle fasi negative. In particolare, secondo Bain, nei beni personali di lusso l’Ebit è intorno al 20% delle vendite, più alto del 15% medio di tutto il mondo del lusso e doppio di quello delle auto di alta gamma. Mc Kinsey ha calcolato che tra 2019 e 2024 i profitti delle aziende di questo comparto sono cresciuti del 32,5%, più del doppio di quanto siano aumentati nei segmenti non di lusso degli stessi settori.


È un dato molto positivo soprattutto per l’Italia dove, secondo Altagamma, tutto il mondo del lusso, dai beni personali all’automotive al turismo di pregio, vale 144 miliardi di euro, ovvero quasi il 10% del mercato mondiale, moltissimo per un Paese che esprime solo l’1,8% del Pil globale. Dal lusso dipendono circa 2 milioni di lavoratori e il 7,4% del prodotto interno lordo.


I successi del lusso italiano nel 2024


Erano italiane, secondo un rapporto di Deloitte del 2023, 23 delle prime 100 aziende del comparto dei beni personali di lusso a livello mondiale, ovvero la maggioranza relativa, mentre solo 7 erano francesi, anche se queste ultime erano molto più grandi, e insieme rappresentavano il 32,3% delle vendite delle top 100. Quelle italiane, invece, il 7,8%.

Tuttavia nel 2024 il modello italiano, fatto anche nel lusso di tante piccole, medie e grandi (ma non giganti) imprese è risultato migliore. Il colosso francese LVMH di Arnault, indubbiamente la più grande azienda di questo settore, ha infatti registrato un declino dei ricavi del 2% a 84,7 miliardi di euro, mentre l’utile dalle operazioni ricorrenti è sceso del 14% a 19,6 miliardi. Ancora peggio è andata al gruppo Kering, secondo a livello globale e anch’esso francese, 17,2 miliardi di euro di fatturato l’anno scorso, -12% rispetto al 2023, con un utile crollato del 46% 2,6 miliardi. C’è stata, quindi, anche una perdita di marginalità.


Al contrario Prada, l’azienda italiana più grande del lusso, oggi rafforzatasi con l’acquisizione di Versace, nel 2024 ha visto un incremento del 15% dei ricavi, che sono saliti a 5,43 miliardi. Benissimo anche l’utile, salito del 25% a 839 milioni, mentre l’Ebit rappresenta ben il 23,3% delle vendite. Pure Moncler, seconda nel nostro Paese dietro Prada, ha registrato una crescita, del 7%, che ha portato il fatturato a 3,1 miliardi, e l’utile è aumentato del 5% a 640 milioni. L’Ebit in questo caso tocca il 29,5%, quindi è molto superiore alla media.


Le performance dei due maggiori campioni italiani del segmento core del lusso, quello dei beni personali, sono confortanti. A queste si potrebbe aggiungere quella della Ferrari, che ha visto un aumento dei ricavi dell’11,8%, in controtendenza rispetto al resto del segmento delle luxury cars, per un totale di 6,7 miliardi e un margine EBIT ottimo, del 28,3%. Oppure i dati di Ferretti, leader negli Yacht, +5,6% rispetto al 2023 e un fatturato nel 2024 di 1,17 miliardi.


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